Unica recita il 24 settembre in attesa di Monaco di Baviera e Londra da ottobre fino al 2022
Considerata il soprano drammatico più interessante della sua generazione, Anna Pirozzi è uscita dal silenzio pandemico con un calendario ricco di importanti appuntamenti internazionali, dal debutto alla Fenice di Venezia al ‘Macbeth’ viennese, ma anche la festa per la centesima recita di ‘Nabucco’ in Arena il 6 agosto, poi sempre a Verona la ‘Turandot’, quindi il debutto a Trieste, la prima di ‘Un ballo in Maschera’ al Regio di Parma il 24 settembre, la Turandot di Monaco di Baviera in ottobre e, infine, regina della Royal Opera House-Covent Garden a novembre e dicembre con ‘Macbeth’ e ‘Tosca’.
Napoletana DOC, Anna Pirozzi è oggi uno dei soprano di maggiore successo internazionale, ma soprattutto è un esempio patente di come non vi sia età per innamorarsi dell’opera e per essa stravolgere la propria vita, affrontare tardivamente studi molto impegnativi ed infine tuffarsi con passione e convincimento in una lunghissima e durissima gavetta di cui oggi gode i meritatissimi frutti in tutto il mondo: fino a 25 anni Anna Pirozzi è stata infatti una virtuosa cantante pop, sostenuta da una voce naturale di rara potenza e da un amore del tutto ricambiato per il canto.
Ma non aveva ancora avuto occasione di incontrare il repertorio operistico… Così, vivendo tra pianobar, matrimoni, funzioni religiose e mille altre occasioni, Anna si sente spesso ripetere, poco convinta, che con quel dono naturale dovrebbe iscriversi al Conservatorio.
Con l’unico scopo di imparare a leggere la musica, a 25 anni Anna entra finalmente in Conservatorio, età in cui di solito i cantanti d’opera hanno già abbondantemente debuttato.
In quel momento scatta l’innamoramento totale e il carattere potente di Anna, la sua determinazione e la scoperta di un nuovo mondo che l’appassiona, mettono a tacere le voci del buon senso che le dicono che è tardi, che non c’è speranza, che il suo momento è passato.
Anna, Abigaille nell’animo, non cede di un millimetro e uscita dal Conservatorio inizia una gavetta lunghissima e faticosissima nei teatri di provincia con piccole orchestre di 10 elementi, trasferte in bus come i turnisti di quel pop che aveva abbandonato per il nuovo amore: 50 euro a recita, una vitaccia, ma anche una grandissima palestra di adattabilità, umiltà, spirito di servizio, resistenza psicologica in scena.
Ricorda Anna:
Nessuno tra agenti e direttori artistici mi voleva ascoltare, perché ero troppo vecchia, avevo scoperto tardi quale era la mia strada e quindi avevo perso il treno giusto.
Ma Anna non demorde e quando finalmente, all’età di 36 anni, riesce a salire sul primo palco importante al Regio di Torino nel ruolo di Amelia de ‘Un ballo in maschera’, è evidente che ha avuto ragione. A partire da quel momento, in soli 8 anni è stata sistematicamente acclamata in tutti i teatri più prestigiosi del mondo, lavorando con artisti di primissimo piano come Muti, Domingo, Metha, Oren, registi quali Pizzi, Hugo de Ana.
Ed è da loro che ho imparato a recitare. A noi cantanti ormai si chiede di saper recitare esattamente come ad attori di prosa, ma non veniamo preparati a questa sfida professionale.
I nostri studi si concentrano sulla voce e sulla musica, poi arrivi in teatro e ti vengono chieste interpretazioni attoriali davvero complesse e convincenti, soprattutto a me che interpreto prevalentemente ruoli di donne forti e controverse.
Dopo un percorso così lungo e faticoso ero davvero pronta a qualsiasi sfida, soprattutto ero pronta ad imparare da tutti.
Voce sempre fresca e giovanile anche nei ruoli pesanti e battaglieri che sono il cuore del suo repertorio, peraltro in continua espansione, Anna oggi è una donna serena e consapevole di se stessa.
Ora anche la mia famiglia è orgogliosissima di me e felice, ma quante volte mi sono sentita chiedere quando avrei finalmente trovato un lavoro vero, come se l’opera per me potesse rimanere solo un passatempo.
E nel lungo silenzio pandemico si è dedicata a se stessa.
Asserisce, battagliera come la sua Tosca 50 volte interpretata:
Diciamo una remise en forme, ma attenzione, non per obbedire alla richiesta irritante di adeguarmi ad un canone estetico che, parallelamente alla sempre crescente importanza della regia, vuole noi cantanti in linea con i canoni estetici dominanti.
Per quelle ragioni non avrei mai rinunciato nemmeno ad un solo piatto di pasta, così come ho sempre gentilmente, ma fermamente detto di no alle proposte registiche che secondo me non avevano senso e che non mi sentivo di interpretare con il dovuto convincimento.
Forse arrivare ai palchi importanti da donna matura e consapevole alla fine, invece, è servito.
Redazione Expartibus
Parma, 15 settembre 2021
Articolo originale: EXPARTIBUS – Anna Pirozzi apre ‘Un ballo in maschera’ del Regio di Parma