IL RICONOSCIMENTO ALLA SOPRANO DI GIUGLIANO CARA A MUTI
Il Capri gold voice alla Pirozzi: “Premiate le radici napoletane”
“La mia storia può essere uno stimolo per i giovani: ce l’ho fatta venendo dalla provincia del Mezzogiorno”
“La mia storia può essere uno stimolo per i giovani: ce l’ho fatta venendo dalla provincia del Mezzogiorno”
“Due anni fa ebbi un premio dalla mia città, Giugliano, per averne portato il nome nel mondo. Ora il premio Capri Gold Voice…insomma, le mie radici napoletane tornano, sono sempre più spesso alla ribalta..”.
Anna Pirozzi ha appena festeggiato all’Arena di Verona le sue cento volte nel ruolo di Abigaille. E si gode un breve periodo di riposo insieme alla famiglia ricordando il successo personale della scorsa estate al Plebiscito nell'”Aida” del San Carlo al fianco di Jonas Kaufmann. Già il 28 agosto sarà di nuovo in Arena per un’ultima “Turandot”, diretta da un altro giovane campano di successo, Francesco Ivan Ciampa. Dal 2 al 4 settembre arriverà sull’isola azzurra dove sarà anche presidente di giuria del “Capri opera festival”: “Un’occasione”, spiega, “per confrontarmi con i giovani cantanti, credo che quando non canterò più mi dedicherò completamente all’insegnamento, dicono mi riesca molto bene. Fin quando sono in carriera non ho tempo per insegnare regolarmente”.
Ma perché signora Pirozzi, ha già deciso di smettere?
“No, anzi. Però stare insieme ai giovani mi piace. Mi ricarica. In questo terribile periodo della pandemia quando ho dovuto cancellare tantissimi impegni in giro per il mondo, ho avuto occasione di dedicarmi ad alcune masterclass. Anche a Napoli. E sono stata felicissima di poter dare i miei suggerimenti a cantanti che si stanno ora affacciando alla vita professionale”.
Lei ha un carattere molto aperto, molto “napoletano”, questo l’aiuta nel costruire un rapporto con i giovani?
“Credo che per loro la mia storia sia uno stimolo in più ad andare avanti e a non mollare. Io sono la testimonianza che nonostante l’età, nonostante gli ostacoli di questo mondo così difficile, una persona che arrivava da un paesino di una provincia del Meridione può farcela”.
Ricordiamolo, lei ha scoperto tardi di avere una voce adatta alla lirica.
“In effetti la lirica non era mai stata nei miei programmi. Cantavo musica pop, ai matrimoni, alle feste. Poi qualcuno mi ascoltò suggerendomi di studiare e la mia vita cambiò completamente. Ma prima mi sono dedicata a anni e anni di studio, anche in conservatorio”.
E pochi giorni fa all’Arena di Verona ha festeggiato le sue cento volte come Abigaille, nel “Nabucco”.
“Sono stata felice di festeggiare all’Arena, da qualche anno è la mia “casa” estiva”.
Tra le cento volte, quale ricorda con più piacere?
“Forse quella a Salisburgo con Muti. Era il settembre del 2013 quando, in attesa di cantare al festival con orchestra e coro dell’Opera di Roma, Tatjana Serjan s’ammalò. Mi chiamarono per sostituirla a due giorni dal debutto. Non ci pensai neppure, dissi semplicemente di sì. Ero in carriera solo da due anni, ma conoscevo il ruolo per averlo
già cantato a Parma, Palermo e Bologna. Qui però dirigeva Riccardo Muti ed eravamo a Salisburgo…”.
Muti l’aiutò molto?
“Fu straordinario! Provammo al pianoforte, dopo mezz’ora mi disse che la parte era mia. I suoi suggerimenti mi aiutano ancora oggi nel portare in scena questo personaggio che affronto regolarmente nei più grandi teatri europei e americani al fianco di grandi star. Penso a Leo Nucci, Placido Domingo, ma anche Petean, Salsi”.
Le pesa il fatto che le sue donne in scena siano spesso poco simpatiche, da Abigaille a Lady Macbeth?
“Abigaille è una donna forte con tanta voglia di potere, ma è anche sensibile, cerca affetto dal padre e dalla sua famiglia, cambia completamente nel finale. Anche la Lady, che ho cantato nel mio debutto al Metropolitan di New York, non è così terribile come la si immagina”.
Vocalmente sono comunque personaggi complessi.
“Sì ma devo dire che nonostante questi ruoli verdiani ritenuti “spacca voci”, sto bene. Forse perchè non faccio artifici. Questo mi aiuta a tenere la voce fresca e in buona forma”.
E pensa a ruoli nuovi?
“Durante le chiusure dei teatri ho studiato “Fedora”, avrei dovuto cantarla a Venezia ma con mio rammarico l’opera di Giordano, che tra l’altro si esegue raramente proprio per la difficoltà di trovare un soprano e un tenore adatti, è stata cancellata. Ho approfondito la parte con una grande Fedora del passato come Renata Scotto che mi ha dato suggerimenti preziosi, spero di cantarla prima o poi. Nel frattempo l’anno prossimo debutto a Monaco di Baviera come Minnie nella “Fanciulla del West”, poi sarò a Londra. Ormai canto quasi sempre all’estero, raramente in Italia.
Evidentemente qui cercano sempre star straniere.. “.
Donatella Longobardi – IL MATTINO
12 agosto 2021